Pascoli, il nido e il fanciullino

Giovanni Pascoli, poeta romagnolo dell’800-900, verrà ricordato tra i più grandi poeti di tutti i tempi grazie a temi da lui molto approfonditi e non molto considerati dagli autori antecedenti. Questi temi sono la morte e il mistero che incombono su ogni cosa, la teoria del fanciullino e del nido.pascoli

Pascoli, ancora in piena giovinezza, viene travolto dal lutto per la morte del padre, ucciso da alcuni sconosciuti sicari. Da allora, Pascoli viene marchiato profondamente da questo evento che influirà in buona misura, negli anni a venire, sulla sua poetica e quindi sulle sue opere.

Un altro tema del tutto caratteristico di Pascoli è quello del “nido”.
Pascoli ci fa riflettere sul concetto di nido presentandocelo come figura concreta, parlando del nido degli uccelli presente in alcune sue composizioni, ma anche in senso metaforico, riferendosi al nido famiglia e al nido patria. Pascoli ritiene che all’interno del nido famiglia l’uomo sia protetto da tutte le cose che provengano dal mondo esterno, le quali sono infatti considerate malvagità. Degna di nota è l’importanza che Pascoli attribuisce alla figgvura della famiglia. Essa viene infatti idealizzata e osannata come qualcosa di perfetto e pacifico, e ogni cosa, quindi, che interferirà sulla famiglia verrà considerata nemica.
Con questo atteggiamento Pascoli si calerà ben presto in una vera e propria ossessione nei riguardi del concetto di nido famiglia e sarà costretto, da se stesso, a una vita piuttosto ristagnante e carente di ogni tipo di novità derivante dai rapporti con persone, ambienti, zone e società.

Parlando di attaccamento a un unico nido, possiamo specificare che nel 1895 Pascoli si trasferì con la sorella Maria in Garfagnana nel piccolo borgo arroccato di Caprona, presso Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando poté acquistarla col ricavato della vendita di alcune medaglie d’oro vinte nei concorsi. Per preservare quello che pareva essere un nido familiare, Pascoli addirittura annullò l’imminente matrimonio con la cugina Imelde Morri, e mai accettò il matrimonio della sorella Ida, avvenuto nello stesso anno, che considerò come tradimento.
Si può addirittura affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l’unico grande tema. Una specie di microcosmo chiuso su se stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno che, però, rimase innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l’assassino di suo padre.

Il successivo tema molto interessante è quello della teoria del fanciullino.
Con questa idea, Pascoli ritiene che dentro ad ogni uomo sia nascosto un fanciullo, a livello di anima, il quale riesce a cogliere sfumature, emozioni, idee del tutto ignote all’essere umano adulto. Il fanciullino, pur rischiando di essere soffocato dal mondo esterno, dice Pascoli, permette di sognare a occhi aperti e concede all’uomo di scoprire il lato attraente e misterioso di ogni cosa volando con la fantasia, anzi spesso vede le cose attraverso una prospettiva rovesciata.

La teoria del fanciullino di Pascoli, pur essendo a volte da parte sua eccessivamente estremizzata, non è sbagliata. Infatti, se l’uomo, una volta raggiunta l’età adulta riuscisse a lasciare dentro di sé alcuni lati caratteristici dei bambini, riuscirebbe senza dubbio a cogliere aspetti della vita che oggi, a causa magari di società e ambienti soffocanti, spesso sembrano inesistenti. Tramite questa prospettiva, l’uomo riuscirebbe a gioire delle cose più piccole, spesso definite erroneamente “banali”, senza dover necessariamente cercare cose enormi per sfamare la sua sete di piacere. Apprezzare, gioire, e ammirare le piccole cose attorno a noi e dentro di noi, esattamente come con gli occhi di un fanciullino.

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